
Quella sera, la sera della grande litigata. Andai a dormire da mia zia, sorella di mio padre. Lei mi aveva avvertita sulla pelosa e viscosa Tara. Avevano convissuto con loro qualche anno perché avevano avuto difficoltà a trovare tutto: lavoro, documenti e di conseguenza casa. Avevano avuto una pessima esperienza, ed io stupida, vedendo mio padre felice scacciavo sempre questa possibilità. Andai da mia zia con la coda tra le gambe. Avevano ragione. Era anche peggio.
Ma come ho scritto, avevo già visto l'"andazzo" come si dice a Roma, ed avevo già trovato un possibile posto di lavoro, fatto colloquio e avevo già trovato accordi con MisterMuscolo (l'ho citato già) Amarezza doveva far vedere di che pasta era fatto.
Il lavoro che avevo trovato per lui si trovava ad una cittadina chiamata Oliva, una località di mare.
Un sogno che si realizzava.
Dovevo solo non ascoltare il dolore. Dovevo solo continuare. E così ho fatto.
Rimasi un altro mese a Valencia, ad 80 kilometri di distanza stava lavorando amarezza. Gli trovai una stanza per non farlo muovere tanto. Pagata come un affitto.
Questo era un problema: la saturazione dell' affitto in quasi tutte le zone della regione valenciana. Un ostacolo che mi ricordavano tutti.
La prima cosa che dovetti superare era proprio quello: tutti mi dicevano come e perché avrei fallito. Le case/appartamenti non si trovano, se si trovano vogliono 3 mesi di caparra, contratto indeterminato, assicurazione sul mancato pagamento e un po' di sangue di unicorno. Surreale, ma era vero. Un altro problema era ricevere i documenti necessari grande, forse, come il primo. Per amarezza un altro problema era la lingua... Insomma, pochi ostacoli si erano presentati.
E vi dico: dopo un mese da sola a Valencia e Amarezza a lavorare a distanza e a risalire ogni fine settimana, siamo il suo capo ci aveva offerto il suo bungalow al mare in Denia. Così un problema era temporaneamente risolto. Almeno fino all' inverno. Ci godemmo questo traguardo, perché nel giro di qualche settimana contro ogni pronostico, riuscimmo ad avere un tetto e documenti. E ovviamente il lavoro anche se lui diceva solo Hola.
La cosa strana è che nello stesso arco di tempo, Tara aveva perso il lavoro. Stranamente anche mio padre aveva avuto dei problemi. -Vedi la giustizia divina!
Io invece mi sentivo benedetta da tutto ciò che avevo ottenuto. Nell' arco di 6 /8 mesi avevo raggiunto l'impossibile. Ma tanto Dio, non aveva finito. Poi ci fu la fuga di Amarezza, ma questo è un altra storia.
Lì nella calma momentaneamente raggiunta si aprì il vaso di pandora. I miei dolori uscirono tutti, uno a uno in fila indiana. Visualizzavo una me con un taccuino che diceva «Chi è il prossimo? » Non sapevo di aver accumulato tanto. Un gomitolo gigante, dolori che si tenevano la mano. Così quella parte di me si legò i capelli e mise mano a quel gomitolo senza un inizio e senza fine.
E cominciai proprio da mio padre. Tirai fuori tutti i ricordi positivi che mi accecavano e li misi da parte. Non importava quante volte avevamo ballato al ritmo dei tamburi o di una salsa troppo spinta. Passai al setaccio tutto.
Dovrei raccontare moltissime cose, ma per rendere dignità ai dolori di mia madre, mi servirebbe scriverci un libro. Finalmente vidi mio padre nella sua totalità. Mi si spezzò il cuore in pezzi minuscoli. Un eroe era morto. Un Amore zoppicava. Ma quel Amore non è morto. Anzi. Questo vengo a raccontare. Smettere di idealizzare mio padre mi fece un male cane, colonne portanti della mia persona crollarono lasciando macerie da ripulire ed una profonda tristezza. Ma una volta superato l' amore per mio padre si fece vero.
Parlai con mia zia, e giustamente mi raccontò dell' infanzia di mio padre. Del "sei stupido" troppo usato da mio nonno. Della affettività con condizioni di mia nonna e mio padre prese nuovi colori. Capii la sua illusione per tara. La sua famiglia si era rotta, ed aveva riposto fede in lei e in suo figlio. Mi vedetti come la figlia scordata che veniva da un fallimento. Lei gli stava dando un nuovo futuro. Non avevo diritto di romperlo. Non me lo disse, mai. Pianse davanti a me per quello che era successo.
Improvvisamente era lui preso da rabbia nei miei confronti, neanche mi salutò a Natale.
Vidi un odio innecessario. Da parte di tutti. Tutti. Mia zia, la moglie, mio padre verso tutta la famiglia, ed il mio. Non potevo cambiare tutti, ma il mio si.
Capì che il mio cuore si stava perdendo ed indurendo.
Quanto pesa il rancore al cuore?
Capì, che tutto mi descriveva. Per fino ciò che sentivo. Una incapacità di perdonare. Il perdono non serve a nessuno, solo a chi prova rancore. Decisi di non odiarlo più.
E ripresi i miei ricordi belli e li unì. Mi tornarono in mente i " un, due, tre" il "mangia amore di papà" . Le risate col cuore. I suoi abbracci caldi.
Era vivere con il rancore o accettare che non era la persona che pensavo e comunque capire che era mio padre... Vedere anche le mie responsabilità per non darne colpe che non aveva.
Lo capì e di conseguenza lo accettai. E lo amai di nuovo.
Per arrivare a questo passò quasi un anno. Lungo il processo, ma edificò una me che oggi ha deciso di parlare della interiorità Umana. Complessa, bellissima. Ed in parte urlava per fare nascere questo blog.
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