
Tutto prese una nuova forma. Come ho detto, tutti avevano una responsabilità, me compresa.
Ma non ho potere sugli altri. Ho potere su di me. Così decisi di allontanarmi da entrambi gli Uomini che dovevano proteggermi, quello era il potere nelle mie mani.
Cominciai a vedermi dall'inizio, dalla peggiore versione di me che aveva lasciato Gioia, dalla versione di me che aveva scelto Amarezza.
Dicono che non si sceglie chi amare. Vero. Ma scegli con chi condividere il tuo tempo, a chi concedere spazio nella tua vita. E in questo, sono convinta, scegli anche chi finisci per amare.
Capii il rapporto con mio Padre, e l'incongruenza di fondo. Capii il dolore di mia madre, che per quanto fosse anche lei piena di responsabilità, nella mia posizione riuscivo a comprenderla molto di più. Non parlo mai di colpe, non è costruttivo e ti erge a giudice.
Ma la responsabilità ti aiuta a comprendere, senza giudizio.
Mi staccai dalla loro storia.
Lì capii di essere artefice della mia vita. Il mio "destino" era plasmato da ciò che avevo vissuto nella prima fase della mia esistenza: anche se dimenticato, era stato un timone portante.
Si ripeterono situazioni già vissute. L'altra faccia di mio padre—quella che portò alla separazione dei miei genitori nella mia prima infanzia—si rifletté nel senso di abbandono che provai quando Amarezza decise di andarsene. Il razzismo mi aveva fatto cercare approvazione. L'alienazione del trasferimento in Italia da bambina tornò a galla.
Tutto si era ripetuto affinché potessi vederlo.
Sapete, scelsi di rimanere per amarmi. Mi presi cura di me come mai prima. Ed a mia figlia, riuscii a trattarla come avrebbero dovuto trattare me. Come avrebbero dovuto proteggere me.
All’inizio, però, lo feci per dimostrare che ce l’avevo fatta, per smentire chi diceva che "da soli non si va da nessuna parte."
Stavo in piedi, e mi ero guadagnata il trono.
Il rispetto me lo sono sudato, camminando sotto il sole, alzando chili di frutta e verdura mentre rivivevo di nuovo il razzismo becero.
E sapete cosa ho sviluppato? Una fede incrollabile. La certezza di essere protetta.
Di tutto ciò che ho guadagnato, ciò a cui dò più importanza sono le basi di uno spirito sano, risanato.
Il perdono per i razzisti che mi hanno deriso. Il perdono per il cuore rotto causato dagli Uomini della mia vita. Il senso di abbandono. Il mio senso di identità si era frantumato, e proprio in quei frammenti ho scoperto nuovi lati di me.
La consapevolezza delle mie responsabilità poi mi rese più umile. Chiedere scusa non mi pesava, nemmeno quando era l'altro ad avermi ferita. Quasi mai si è privi di responsabilità.
Il mio ego ormai lo avevo riconosciuto. E in più capii che l'ego non si distrugge mai del tutto. Ha una funzione specifica. Passerai la vita a tentare di distruggerlo, e lui sarà sempre lì.
I miei sensi si stapparono e si purificarono. Era bellissimo. Vedevo l’alba da quel balcone e sentivo l’essenza di Dio.
Cominciai a percepire in quantità esagerate.
Ma questa… è un’altra storia.
Niente vittimismo, solo voglia di raccontare. Magari per qualcuno che ha bisogno di trovarsi. Che tutto serve.
Ringrazio le mie vesciche ai piedi per i troppi chilometri, ringrazio le braccia fortificate dal duro lavoro. Ringrazio le mie sacche lacrimali per aver dato tanto.
E ringrazio la rottura della mia tasca. Soprattutto ringrazio la rottura della mia tasca. Perché mi ha insegnato cosa davvero riempie la vita.
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